Il DPCM del 16 gennaio 2021, che ha efficacia fino al 5 marzo e che ipotizza, tra l’altro, la riapertura degli impianti piscina, sta entrando nelle sue ultime tre settimane di validità e sarà compito del nuovo Esecutivo provvedere alle scelte conseguenti.
Il Governo uscente, proseguendo nei suoi compiti istituzionali di predisposizione degli elementi utili per le valutazioni e le scelte che verranno effettuate dal Governo subentrante, ha analizzato con il Comitato Tecnico Scientifico una ipotesi di linea di comportamento per le attività da svolgere in piscina.
Il Comitato, nelle cui intenzioni sarebbe presente l’ipotesi di allentare la stretta che costringe l’attività amatoriale alla inoperosità, è combattuto dalla preoccupazione per la crescita delle varianti del virus in arrivo da diverse parti del mondo.
Preoccupa infatti il potenziale di sviluppo del contagio nelle aree che prevedono aggregazioni tra persone all’interno degli impianti sportivi, soprattutto in ambienti chiusi e confinati; ciò però confligge con l’indubbio rilievo che deve essere attribuito al ritorno alla fruizione delle attività fisiche, soprattutto nei soggetti in età evolutiva, negli individui con patologie croniche e negli anziani, nei quali il benessere psico-fisico acquisisce una dimensione fondamentale sullo stato di salute.
Dato per acquisito che gli impianti dovranno rimanere chiusi nelle aree territoriali “rosse” e in quelle “confinate” per effetto di provvedimenti adottati localmente, l’ipotesi formulata è stata quella di immaginare una riapertura distribuita ad opportuni intervalli di tempo delle diverse attività di base, improntandola al principio di massima cautela.
Entrando maggiormente nel dettaglio, il CTS ha ipotizzato che nelle aree territoriali “arancione”, ove sono già permesse le attività all’aperto e gli sport individuali (come in quelle “rosse”), possa anche essere praticata l’attività sportiva di base individuale, anche acquatica e le attività sportive dilettantistiche non di squadra o di contatto; parimenti sono consentiti gli allenamenti per le attività sportive di contatto e per gli sport di squadra esclusivamente se svolti in forma individuale, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento.
Nelle aree territoriali “gialle”, sarebbero invece da considerare fattibili, oltre alle attività di cui alle aree territoriali “rossa” e “arancione”, gli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra dilettantistico e di base.
Le misure di sicurezza da rispettare vengono praticamente confermate puntualizzando che la distanza interpersonale da rispettare, dovrà essere determinata sulla base dell’intensità dell’attività fisica esercitata e comunque non inferiore a 2 metri; nello specifico delle piscine, le distanze potrebbero variare tra i 7 metri (proposti) e i 10 metri (ipotizzati).
Restano fondamentali le operazioni di sanificazione di attrezzi e materiali, il divieto di utilizzare le docce e l’obbligo per gli operatori di indossare correttamente la mascherina, che è altresì obbligatoria per coloro che non balneano.
Permangono altresì una serie di prescrizioni individuali come il riporre gli indumenti utilizzati per l’attività fisica in borse personali, non lasciarli in luoghi condivisi e lavarli separatamente, bere da bicchieri o bottiglie monouso o personalizzate, gettare fazzolettini di carta in appositi contenitori, utilizzare stuoie o tappetini di proprietà e quando ciò non è possibile i medesimi devono essere igienizzati prima e dopo l’utilizzo.
Importante e ineludibile l’utilizzo delle soluzioni idroalcoliche disinfettanti da rendere disponibile in misura ampia per gli utilizzatori dell’impianto e quantitativamente adeguata in base alla dimensione dell’impianto e in funzione del numero di potenziali utenti che potrebbero utilizzarlo.