Le diffuse iniziative di pacifica protesta messe in campo dai titolari e dai gestori degli impianti sportivi nelle scorse settimane nei confronti delle differenti realtà regionali, non ha conseguito sino ad oggi i risultati auspicati e piscine, palestre e centri sportivi sono ancora chiusi.
A fine dicembre l’Onorevole Vincenzo Spadafora, dal 5 settembre 2019 Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, aveva lasciato intravvedere qualche concreta ipotesi, parlando di possibile apertura degli impianti in questione entro il corrente mese di gennaio.
L’adozione dell’ultimo DPCM del 14 gennaio 2021 contenente le misure per il contrasto e il contenimento dell’emergenza da Covid 19, ha prodotto una nuova battuta d’arresto spostando l’apertura di piscine, palestre e centri sportivi in ambiente chiuso potrebbe concretizzarsi solamente dopo il 5 marzo.
Si tratta di un numero particolarmente elevato di centri sportivi che potranno riaprire non appena si verranno a comporre le condizioni sanitarie per poterne consentire la ripresa e di un altrettanto ampio e significativo numero di lavoratori.
Giunti a questo punto non ci si può esimere dal formulare alcune riflessioni che coinvolgono il tempo trascorso partendo dal fatto che le piscine:
- contengono acqua arricchita dal cloro che contrasta il virus e contribuisce a mantenere valori adeguati al suo corretto impiego,
- dispongono di spazi, locali e arredi che sono stati adeguatamente sanificati con opportune modalità e idonei prodotti,
- sono state periodicamente sottoposte a vigilanza per le verifiche di persistenza degli adeguamenti compiuti,
- hanno sempre conseguito risultati positivi relativamente all’applicazione delle disposizioni normative e tecniche provenienti dal CTS,
- hanno dovuto sostenere, nelle persone dei titolari e dei gestori, lo sforzo economico chiesto a partire dallo scorso maggio per assicurare l’introduzione e il mantenimento delle distanze interpersonali e un opportuno sistema di controllo, traendo delle ovvie quanto legittime deduzioni.
Nessuno mette in discussione la legittimità delle attività sportive agonistiche, ma non può essere sottaciuta la richiesta di aiuto che le due categorie quotidianamente richiamano.
Il tema della salute è certamente è certamente prioritario rispetto alle altre esigenze ma esso transita anche attraverso l’attività fisica che non tutti possono svolgere all’aperto, bambini e adulti compresi, specialmente nel corso della stagione invernale che, quest’anno, pare essere particolarmente inclemente; è altresì azzardato immaginare che un qualsiasi utente possa acquisire, facendo riferimento all’attuale situazione economica complessiva, una qualsiasi attrezzatura per uso casalingo.
Non possono neppure essere escluse dalla considerazione le persone che appartengono a fasce di età medio alta, fors’anche colpite da fragilità per le quali l’attività di palestra e di piscina consentono di compiere esercizi utili al mantenimento, quando non al miglioramento, della propria condizione di salute.
Analizzando la situazione sanitaria, ancora oggi sono molti coloro che trovano difficile da comprendere quale possa essere stata l’incidenza delle chiusure degli impianti in questione sulla diffusione del virus, scollegandole dai percorsi che gli utenti debbono compiere per raggiungere i medesimi, nel corso dei quali è certamente possibile incrociare altre persone che, purchè rispettino le disposizioni in essere certamente rappresentano una problematica circoscritta.
È quindi auspicabile che, nel periodo che ci separa dalla scadenza dei limiti oggi imposti, vengano aperti tavoli di approfondimento, anche da parte degli organismi centrali deputati alla tutela della salute pubblica, nei quali possano essere avviate a soluzione le problematiche del comparto che già è proiettato sulla programmazione dei mesi primaverili.
La nostra sicurezza è certamente preminente come già espresso in precedenza, ma ciò che il comparto si attende è una attenzione che possa rivitalizzare la speranza.