È tornato settembre con le sue scadenze programmate che ci riportano al lavoro, a scuola alle attività ordinarie che avevamo interrotto per concederci il meritato intervallo feriale e alla scienza, ancorchè imperfetta, dobbiamo nuovamente fare riferimento.
Se ci dice che un adeguato livello di protezione dal virus che abbiamo imparato amaramente a conoscere e sintetizzare nella sigla CoViD-19 un adeguato livello di protezione chiede l’80% di popolazione vaccinata entro il corrente mese di settembre, questo diventa un obiettivo da perseguire con la massima decisione, ma ecco che lo scenario scientifico sfuma e si fa strada l’arte (non solo italiana) della mediazione che riesce sempre a combinare i fini con i mezzi e il principale mezzo individuato per poter ricevere una serie di servizi o svolgere determinate attività, peraltro in taluni casi indispensabili, è la norma che introduce la Certificazione Verde.
Nella parte iniziale della sua applicazione il Certificato Verde ha funzionato in modo egregio come incentivo alla vaccinazione giovanile, meno nella popolazione con più di 50 anni (ovviamente come fascia indicativa) dove i non vaccinati raggiungono numeri ancora elevati: ecco allora che matura e trova consenso la possibile adozione di iniziative maggiormente energiche, quale ad esempio la vaccinazione sancita per legge resa obbligatoria per tutti.
Difficile e improbabile cimentarsi con possibilità di successo verso soluzioni ritenute fors’an1che semplici e agevoli che però trovano spesso sul proprio percorso opposizioni a volte non meglio identificate ma comunque non favorevoli quando non del tutto contrarie.
Sezioniamo il tema e approfondiamone ciascun elemento partendo da un interrogativo elementare: se venisse attivato un obbligo legale, l’azione potrebbe funzionare concretamente e sarebbe efficace, oppure debbono essere attivati controlli (sulla sua osservanza) e attivate sanzioni per i non osservanti; se l’obbligo è generalizzato analoghi debbono essere controlli con un aggravio rilevante, organizzativo e operativo, per le strutture pubbliche che, per sostenerlo, dovrebbero investire risorse pubbliche ingenti destinabili diversamente.
Qualora la scelta fosse insostenibile il mancato sanzionamento incentiverebbe il senso di impunità e genererebbe la consapevolezza dell’impotenza della legge favorendo l’illegalità.
Se invece l’obbligo venisse applicato solamente a determinate categorie, più agevoli potrebbero essere i controlli e le conseguenti applicazioni delle sanzioni; una evidenza di ciò è riscontrabile nei confronti del personale sanitario, da tempo obbligato a vaccinarsi e, in carenza, scatta la sospensione senza stipendio.
Il principio potrebbe anche essere applicato al mondo della scuola dove non è imposto il vaccino ma la Certificazione Verde: per chi non è vaccinato però diventerebbe necessario sottostare all’effettuazione di alcuni tamponi settimanali che si evidenzia come un aggravio economico non indifferente.
Di tutto questo dovrebbe tenersi conto quando ci si confronta sulle misure da adottare nei luoghi di lavoro: non avendo logica pensare che un dipendente (femmina o maschio) si sottoponga alla pratica dei tamponi ogni due/tre giorni, lo strumento migliore sembra essere l’obbligo vaccinale sostenuto da una legge specifica.
La Certificazione Verde appare invece lo strumento migliore da applicare nelle situazioni non di carattere continuativo e puntiforme riguardanti non lo svolgimento di una attività ma l’utilizzo di un servizio.
Un ultimo aspetto va considerato: la compatibilità con i contenuti della Costituzione che consente TSO purchè previsti dalla legge; lascia oggi dubbiosi, dopo alterni studi, che un obbligo vaccinale “omnibus”, generalizzato e indifferenziato, soddisfi il requisito della congruità e proporzionalità.
Non è invece dubbio che tutti i dubbi di costituzionalità professionale siano soddisfatti da un obbligo vaccinale rivolto a specifiche categorie la cui attività implichi elevati rischi di contagio.
Neppure il più vago sospetto di incostituzionalità può coinvolgere il Certificato Verde perché mai uno schema basato sulla libertà di scelta sia da considerare liberticida.