La passione per il nuoto in piscina e il desiderio di praticarlo, specialmente in questa stagione che ci vede reduci da numerosi sacrifici messi in pratica per contenere la diffusione del contagio da SARS-CoV-2 e poterci tutti ritrovare in “zona bianca” con le libertà di comportamento che essa ci offre, comunque nella consapevolezza del necessario utile rispetto dei limiti tuttora vigenti, non deve farci sottovalutare le condizioni ambientali nelle quali ci andiamo ad inserire.
È un ecosistema caldo-umido che favorisce la proliferazione di microorganismi come batteri, funghi e virus che possono causare spiacevoli inconvenienti per la salute di coloro che beneficiano del servizio offerto.
Per questo motivo la corretta igiene degli impianti di trattamento dell’acqua utilizzata in piscina da parte di coloro che sono preposti alla gestione dell’impianto piscina e degli impianti tecnologici, deve essere sempre prioritaria; per legge, infatti, devono essere rispettati i requisiti igienico ambientali come lo devono essere quelli della qualità dell’acqua, della temperatura, della quantità di cloro e dei tempi di trattamento.
Anche i fruitori del servizio possono contribuire al rispetto delle migliori condizioni di esercizio, con semplici ed elementari regole di comportamento che hanno il loro fondamento nel consueto buon senso che accompagna e caratterizza ciascuno di noi e che si basano sul rispetto dell’igiene che ci consente di prevenire infezioni, funghi e batteri.
Il primo principio preliminare da osservare è quello di non recarsi in piscina se si hanno infezioni in corso, se si è contratto un virus intestinale o se si è affetti da problemi respiratori.
Altre regole da osservare scrupolosamente per responsabilmente contribuire al conseguimento del risultato riguardano, oltre a non lordare l’acqua di vasca in qualsiasi forma comprendendo con ciò l’accesso di animali domestici, le seguenti azioni
- fare sempre una doccia prima dell’accesso alla piscina, lavando soprattutto i piedi;
- utilizzare sempre i medesimi asciugamani per la piscina lavandoli a 40/60 °C;
- indossare sempre la cuffia, (1);
- proteggere con i cerotti resistenti all’acqua eventuali ferite o infezioni cutanee;
- usare i tappi per le orecchie se si è particolarmente soggetti ad infezioni del canale uditivo;
- usare maschere e occhialini per proteggere gli occhi;
- indossare sempre le ciabatte nello spogliatoio;
- ogniqualvolta si entra in acqua occorre passare per le vasche lava piedi per assicurare la disinfezione dei piedi.
Tra le infezioni più comuni che si possono contrarre in piscina ci sono malattie gastrointestinali, causate dall’ingestione involontaria di acqua, e micosi come il piede d’atleta (ne è responsabile un fungo microscopico detto Trichophyton), mentre il batterio maggiormente diffuso nelle piscine è un protozoo che provoca diarrea ed è resistente al cloro (denominato Cryptosporidium); effetti analoghi possono altresì essere originati anche da altri batteri (Escherichia coli e Shigella).
Un altro virus, dal nome evocativo, è il “mollusco contagioso” (Molluscipoxvirus) il cui nome è legato alla particolare forma della lesione cutanea che provoca; attenzione deve altresì essere posta alle congiuntiviti e faringiti (ne sono causa gli Adenovirus) e le fastidiose verruche plantari (dovute alla famiglia dell’Human papilloma virus – Hpv), che si manifestano prevalentemente su mani, piedi, gomiti e ginocchia, in quanto parti del corpo maggiormente e più facilmente soggette a traumi e microlesioni.
Negli impianti piscina all’interno dei quali sono presenti bambini piccoli, è sempre meglio avere qualche precauzione maggiore quale, ad esempio, l’obbligo di far indossare le ciabatte, soprattutto per proteggerli dal “mollusco contagioso”, che predilige proprio i piccoli nuotatori fino a 10-12 anni.
L’effetto esteriore è la manifestazione di piccole lesione della pelle o delle mucose, color carne, in rilievo sulla cute o sulle mucose, con una leggero incavo al centro piena di una sostanza biancastra, di consistenza cerea e superficie liscia, che possono diventare anche numerosissime in ogni parte del corpo tranne che sulla pianta dei piedi e sul palmo delle mani.
Il contagio può avvenire per contatto oppure tramite asciugamani, accappatoi o altri equipaggiamenti condivisi tra più persone.
Per motivi di sicurezza più che di igiene, è importante che i bambini non permangano in vasca per più di sessanta minuti continuativi e che evitino pasti pesanti prima della balneazione dato che i piccoli sono maggiormente soggetti al blocco della digestione.
Nota (1)
Indossare la cuffia quando si balnea in piscina non è sempre una pratica condivisa e ancor meno praticata e spesso questa prescrizione/richiesta/ invito viene considerata di scarsa utilità quando non superflua e a volte anche vessatoria.
Nella generalità dei casi si ritiene che tale strumento possa essere utile per coloro che praticano attività sportive al fine di non essere impediti o condizionati dai propri capelli liberi di fluttuare, ma anche per offrire minore resistenza nel percorso di nuoto dove lo scorrimento dell’acqua deve essere facilitato al massimo.
La cuffia rappresenta invece un mezzo di protezione utile anche a prevenire aspetti igienici e di qualità dell’acqua oltre che di scurezza non secondari.
Due elementi concreti sono rappresentati dal fatto che i capelli fungono da catalizzatori per i parassiti e, quando gli stessi muoiono staccandosi dal cuoio capelluto e disperdendosi in acqua, tendono ad abbassare la quantità di cloro attivo aumentando la quantità di cloro passivo (con conseguente aumento della torbidità dell’acqua) e la forfora che può dipendere da un microrganismo presente sul cuoio capelluto di tutti che produce il sebo (prodotto viscoso composto da una miscela di lipidi) che lo protegge idratandolo e fungendo da antibatterico, il grasso e un cuoio capelluto sensibile.
Con il tempo i capelli presenti in vasca tendono ad accumularsi sul fondo della piscina andando progressivamente a intasare i condotti e più raramente i filtri dell’acqua.