L’ambito industriale dell’occidente, dall’inizio del XIX secolo, è stato caratterizzato da continue trasformazioni che hanno determinato uno sviluppo del numero e della varietà dei beni prodotti, originata dal miglioramento crescente delle tecniche e dell’organizzazione della produzione.
La Prima Rivoluzione Industriale ha coinvolto innanzitutto l’Inghilterra che fu caratterizzata, dalla seconda metà del Settecento, da due grandi invenzioni che gettarono le basi per un cambio radicale nella modalità di fare impresa, la meccanizzazione e la macchina a vapore che fu favorita dalle necessità dell’industria estrattiva la quale, per agevolare i procedimenti di estrazione del minerale mediante il pompaggio e lo sfruttamento delle acque sotterranee delle miniere. Il passaggio dalla tipica bottega artigiana del periodo pre-industriale a quello della fabbrica basato sull’utilizzo di macchinari, ha contribuito a progressivamente modificare la figura del “mastro artigiano” a quella del “mercante imprenditore” presto diventata solo “imprenditore”.
La Seconda Rivoluzione Industriale si concretizzò in particolare in Germania a fine Ottocento protraendosi sino al secondo dopoguerra ed ebbe, quali elementi caratterizzanti, l’elettricità, la chimica e la farmaceutica.
I fattori che lo determinarono furono il progressivo consolidamento dell’egemonia inglese e la rapida crescita economica dei Paesi europei che si connotarono secondo le loro specifiche realtà economico-industriali facendo crescere i mercati che diventarono tratto distintivo della fase storica del capitalismo; il progresso industriale ebbe la capacità di migliorare la vita di tutti e fu caratterizzato da invenzioni, scoperte, benessere e divertimento.
Dopo la Seconda guerra mondiale, tra gli anni Sessanta e la fine del secolo XX il processo di industrializzazione rallentò notevolmente e, in questo contesto, si è affermata la Terza Rivoluzione Industriale orientata alla ricostruzione economica che convertì la produzione bellica in civile con un significativo l’intervento pubblico; l’economia ebbe un rilevante sviluppo e un’elevata crescita economica e tecnologica che mise in subordine l’economia pianificata a favore di quella di mercato che, da quel momento, affermò la supremazia degli Stati Uniti.
Il percorso tracciato, introduce all’analisi di “Industria 4.0”, originata dalla Quarta Rivoluzione Industriale che connota l’attuale contesto storico.
La terminologia espressa è stata utilizzata per la prima volta in Germania nel 2010, alla fiera delle tecnologie digitali di Hannover, ma assume veste ufficiale nel 2013 all’interno di in un gruppo di lavoro promosso dal Governo federale tedesco per lo sviluppo industriale e la competitività del Paese nell’industria manifatturiera.
È la rivoluzione delle “tecnologie convergenti” che mettono in sinergia la robotica, la genomica, l’intelligenza artificiale e la cosiddetta neuroscienza; sono quell’insieme di innovazioni digitali che, venute a maturazione negli ultimi anni, cercano un nuovo spazio nel mondo industriale.
Le nuove tecnologie digitali incidono sulla raccolta e l’utilizzo dei dati, l’estrapolazione dagli stessi di un efficace valore, l’interazione tra macchina e utente (in ambito informatico l’interazione utente/computer) e tra le nuove tecnologie e applicazioni di telemetria e telematica che utilizzano le reti wireless.
Nel vortice della quarta rivoluzione industriale, ovviamente, c’è anche l’Italia con un percorso attivato da un programma di governo centrato prevalentemente su agevolazioni agli investimenti tecnologici, che ha come scopo quello di generare un benefico impulso all’investimento in tecnologia, indispensabile per i deficit comparativi di produttività che ancora caratterizzano il nostro Paese.