I gestori degli impianti: sicurezza con sensori e videocamere
«Presenteremo la proposta al governo. E chi sbaglia deve pagare»
 
Le parole del Presidente Ferruccio Alessandria al Corriere della Sera
«Quando parliamo di sicurezza le precauzioni non sono mai sufficienti. Occorre investire, noi stiamo pensando a un sistema di controlli con sensori e videocamere. È ciò che presto proporremo al governo.
Ma poi se non basta la norma deve esserci tassativamente il buon senso dell’operatore, capace di intervenire a seconda delle necessità»
Ferruccio Alessandria, 62 anni, sociologo, bocconiano, è il presidente di Assopiscine, l’associazione, entrata da un anno in Confindustria, che raggruppa la maggior parte degli operatori della filiera: ovvero 250 società tra progettisti, costruttori, concessionari, gestori.
«Certo, ho saputo anche io di queste due tragedie avvenute in pochi giorni, la prima nel Palermitano e la seconda nel Leccese. Non posso entrare nello specifico perché i fatti non li conosco — chiarisce il manager ma dico che questo è un settore dove le cose devono essere fatte bene: e chi sbaglia deve pagare. La sicurezza deve stare al primo posto nelle priorità di chi progetta, costruisce e gestisce le piscine». Che in Italia sono, tra piccole e grandi, vecchie e nuove, prefabbricate e in cemento, private e pubbliche, destinate all’idromassaggio o a una finale olimpica, circa 400.000.
Di queste circa 19.000 sono state costruite nel 2019. In era pre-Covid, circa 5.000.oo0 erano i frequentatori ogni anni, tra agonisti, persone che vogliono tenersi in forma e famiglie che cercano relax e sole a bordo vasca.
«Un vero e proprio boom, soprattutto nel privato, che deve essere meglio regolato e occorre prestare ancora più attenzione alla sicurezza», dicono da Assopiscine che sta elaborando una serie di proposte che entro l’anno «vorremmo presentare al governo». Insomma, si può fare meglio. Magari come in Francia dove «le piscine sono sorvegliate da sensori, videocamere, barriere esterne.
È il modello a cui dobbiamo arrivare».
Gli ultimi incidenti però raccontano cose più immediate, sciatteria nella manutenzione, addirittura la mancanza dei bagnini.
Alessandria scuote la testa: «La normativa attuale è la “Uni 10637” che recepisce una serie di norme europee.
Anche se da aggiornare è valida. Basterebbe osservare quella: che prevede, tra l’altro l’obbligatorietà delle grate».
Ma poi c’è anche il nuoto, inteso come pratica sportiva «che deve riguardare soprattutto i giovani» osserva Fabrizio Rampazzo, 58 anni, indimenticato azzurro di nuoto e oggi nel board di Assopiscine con una società di consulenza.
«Chi entra in acqua deve sapere nuotare. All’estero lo hanno ben chiaro. Per questo il nuoto viene insegnato già nelle scuole. Qui in Italia si può fare molto di più».
Articolo di Alessandro Fulloni
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