La riapertura anticipata al 24 maggio delle palestre aveva fatto sperare in una anticipazione delle riaperture degli impianti piscina al chiuso previste dall’ultimo decreto governativo dal 1° luglio nonostante sia conclamata la convinzione che il virus che ancora attanaglia il nostro contesto ambientale, all’interno della piscina non abbia significatività e che la problematica connessa all’utilizzo degli spogliatoi possa, per larga parte, essere considerato analogo a quello degli impianti outdoor; c’è ancora tempo e spazio per un ripensamento ed è quello che Assopiscine, nell’interesse dei suoi Associati e delle realtà che attorno ad essa gravitanosi è impegnata e continua a farlo, nei riguardi degli Organismi istituzionali deputati alla gestione del settore.
Infatti se con il Decreto del 17 maggio 2021 è stata anticipata al 24 maggio, rispetto alla data originariamente prevista del 1° giugno, la riapertura delle palestre, è giusto e doveroso coltivare e sostenere la possibilità di anticipare la data ipotizzata del 1° luglio per la riapertura delle piscine al chiuso, dei centri natatori e dei centri benesseresempre nella doverosa osservanza delle linee guida e dei protocolli di sicurezza in vigore, che ne assicurano il raggiungimento del risultato.
Una scelta, quella governativa, che ha generato compiacimento nelle numerose realtà operative coinvolte ma che ha un retrogusto amaro per i limiti mantenuti ma ancor più perché, oltre a non accontentare tutti, lascia scontente e perplesse altre importanti categorie.
La valutazione che viene colta e che comunque riconosce e rispetta le finalità che si intendono perseguire, non trova però la piena condivisione a fronte della ritenuta incomprensibilità di talune motivazioni che avrebbero potuto essere maggiormente approfondite e, se ritenuto, rivisitate in alcuni aspetti critici per assicurare comunque il raggiungimento dell’obiettivo comune della massima tutela dell’interesse collettivo (lavoratori, utenti e frequentatori) della salute.
Mantenere le piscine coperte interdette fino al 1° luglio presenta un risvolto purtroppo comune a molte realtà produttive che si concretizza nel penalizzare ulteriormente gli operatori coinvolti, e non sono pochi, perché per loro, detto orientamento, si traduce nella impossibilità di fruire di un periodo ottimale per riallacciare i rapporti con una clientela stagionale che potrebbe orientarsi diversamente.

Se, come accennato, l’incidenza del virus in piscina non è assimilabile, per i motivi oramai noti, a una particolare significatività il problema degli ambienti chiusi quali spogliatoi, docce e servizi, possono essere efficacemente mitigati attraverso il perfezionamento delle scelte già operate in passato e incidendo in modo maggiormente significativo sulla circolazione dell’aria naturale o, laddove la circolazione d’aria è forzata, sui sistemi di filtrazione e di accorciamento dei tempi di pulizia degli impianti anche con la valorizzazione, se e per quanto ritenuto, di specifiche indagini laboratoristiche.
Tenuto conto che la sospensione delle attività in piscina è intervenuta a fine ottobre 2020 e che da allora sono trascorsi sette mesi se non di più, e che parte degli impianti certamente dovrà sostenere ulteriori periodi di tempo di inattività, c’è da chiedersi se il settore ritornerà ad essere quello che era prima dell’evento pandemico.
Se la speranza lo auspica la certezza potrà essere riscontrata nei mesi di settembre-ottobre e due sono i “parametri” che concorreranno a definirla: il ritorno alla normalità nel tempo maggiormente rapido possibile e avere la possibilità di comprendere se gli utenti avranno la volontà di tornare a frequentare gli impianti piscina come avveniva precedentemente al manifestarsi del Covid-19.
Relativamente alle piscine al chiuso, sebbene il Comitato Tecnico Scientifico abbia evidenziato che possono essere luoghi dove il contagio può avere effetti di un certo rilievo, il decreto deve essere convertito in Parlamento ed è quindi da auspicare che possa ancora esserci la possibilità per una riconsiderazione essendo rimato uno dei pochi ambiti che non ha riscontrato le attese; certamente ciò sarà maggiormente agevole se l’andamento dei contagi continuerà a scendere.
A sottolineare il particolare momento di difficoltà, potrebbero essere enumerati molteplici aspetti che incidono anche sul versante economico ma uno di essi sembra opportuno evidenziare, non perché abbia maggiore importanza rispetto agli atri, ma perché investe il concetto di continuità: l’obbligo di conservazione del patrimonio impiantistico che è il bene di riferimento essenziale; la piscina è infatti un polo di aggregazione unico, frequentato da utenti di ogni età, con le più svariate esigenze e conseguenti specifiche peculiarità.